Le tette

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  1. [Ronaldo]
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    :sbav:

    Prendo spunto dal giornale MAX per questa "discussione" :rofl: su una delle parti femminili piu' belle che esiste: 'e zinn' !

    "Ci fa impazzire; ma perchè? Poeti, psicanalisti e scrittori hanno una spiegazione: è troppo perfetto"

    [PARTE NOIOSA 1 di 3] :sìsì:

    Quante tette nella cultura! E quanta cultura, nelle tette. Andiamo indietro nel tempo. Prendiamo Omero. Omero fa sempre bella figura. Omero diceva: [(era un poeta orale), un po come la ragazza di teppei, che pero' non è poeta :shifty:] “Afrodite parlò, e sciolse dal suo seno / le cinture ricamate di tutti i colori, / e tutte le attrattive erano in esso racchiuse; / in esso era l’amore e in esso il desiderio / in esso la malia della persuasione / che colpisce la mente anche del più saggio”. Prendiamo l’Elena di Euripide. La tragedia greca fa sempre bella figura. C’è Menelao che è furioso, vuole uccidere Elena (sappiamo tutti com’era Elena, piuttosto emancipata per i tempi suoi): la vede, sta per infilzarla, poi le
    scorge il seno e si trattiene. Troppo bello. Non si può uccidere un seno troppo bello. Oppure Eschilo, nelle Coefore: Oreste punta la spada contro Clitemnestra, quella disgraziata, e lei cosa fa?
    Gli mostra le tette. Il seguito, se cioè Oreste abbia o meno ucciso Clitemnestra, non ve lo dico. Ripassate. Leggere (o rileggere) un classico fa sempre bene. Poi c'è La Bibbia, con il Cantico dei cantici (recentemente ritradotto in maniera esemplare da Giovanna Bemporad): un vero poema delle tette. Le tette. Vere o siliconate? Vere o virtuali? Siliconate o virtuali? Piccole o grosse? Dimesse o esorbitanti? Sinuose o prepotenti? Famose o sconosciute? Come sopravvivere al fatto che la Lara Croft dell'ultimo episodio della saga ha le tette più realistiche ma meno belle delle precedenti? E sempre su Lara, sono più belle quelle dei progettatori della Eidos o quelle di Angelina Jolie (Risposta immediata: quelle di Angelina Jolie)? Come che sia, la loro importanza, l'importanza delle tette, supera qualunque ideologia o visione del mondo, attraversa imperterrita i secoli e ci si ripropone centinaia di volte al giorno.

    [PARTE NOIOSA 2 di 3] :sìsì:

    La psicanalisi, in proposito, non dà scampo. Tutti non facciamo altro che pensare alle tette. Quando le vediamo. Oppure quando ci pensiamo. Oppure addirittura in sogno. Sempre. Già Freud insegnava che i problemi (e le delizie) iniziano da subito, quando neonati ci accorgiamo che quella cosa bella e rotonda che ci dà da vivere non ci appartiene, ma è attaccata a un’altra persona. Secondo Matte Blanco, il bambino è addirittura convinto di essere il seno della madre. Poi scopre di non esserlo, e il trauma è così grande che la conseguenza può essere quella di renderlo criminale o artista, oppure semplicemente pazzo. Per evitare queste tre conseguenze, il bambino (che nel frattempo è diventato adulto) deve “uccidere” il seno e diventare lui stesso un seno. Forse era pazzo Matte Blanco, ma ne consegue che la questione delle tette è incredibilmente seria, oltre che bellissima. Un altro psicanalista, B. Lewin, ha inventato il concetto di “schermo del sogno”. Qualunque cosa sogniamo, lo “schermo” su cui proiettiamo i nostri sogni sono le tette. Questo vuol dire che ogni volta che ci addormentiamo ci aspetta un appuntamento con le tette. Le tette e molte altre cose. Ma sempre le tette. È come se ogni volta che ci addormentiamo, chiunque siamo, parte una puntata di Colpo grosso. Il valore intellettuale di Umberto Smaila (differentemente da quello di Umberto Eco) verrà capito solo tra molti secoli. O probabilmente mai. Meglio mai. Ma torniamo al rapporto tra psicanalisi e seno, da cui eravamo partiti. Sempre il grande Sigmund era convinto che fosse compito degli artisti superare l’inghippo dell’essere per tutta la vita attanagliati da questa immagine della perfezione superandola in qualcos’altro. Un ruolo particolare viene dato ai poeti, che mediante la parola, lo strumento principe della ricerca psicanalitica, dunque, attraversano il Rubicone delle tette mentali e ci portano ovunque. Alcuni poeti sono restati però fedeli nei secoli all’oggetto (agli oggetti) di partenza, e le migliaia di poesie che sono state scritte sulle tette lo stanno a dimostrare. In Italia, ha recentemente provato a farne un primo inventario scelto Alfonso Maria Pluchinotta, che per Crocetti, editore storico della poesia italiana, ha pubblicato Il seno in-cantato, antologia di poesie sul seno (pp. 308, euro 18). Scrive il curatore nella prefazione, citando Marilyn Yalom e il suo Storia delle tette:

    “Il modo nel quale una donna guarda il suo seno è un buon indicatore del suo grado di autostima ed anche della condizione della donna in generale. Visto dal di fuori il seno rappresenta tuttavia un’altra realtà, diversa per ogni persona che ne viene coinvolta. I bambini vedono il nutrimento. Gli uomini vedono il piacere. I medici vedono la malattia. Gli economisti vedono gli affari. Le autorità religiose trasformano il seno in simbolo spirituale. I politici se ne appropriano per motivi sociali. Gli psicanalisti li pongono al centro dell’inconscio come se fossero delle pietre miliari sempre uguali”.


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    [PARTE NOIOSA 3 di 3] :sìsì:

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    Chi scrive, l'autore impegnato Aldo Nove, ha avuto anche lui la sua esperienza tutta personale con il seno, avendolo scoperto, almeno nella sua valenza erotica, a 12 anni, alle medie. C'era questa Lucia, una compagna di classe siciliana, molto carina. Un giorno l'ho guardata e ho visto che era diversa. Le erano spuntate le tette. L'ho guardata e con gioia le ho detto: «Lucia, ti sono spuntate le tette!». Lucia è diventata viola e mi ha tirato una sberla in faccia. Da allora ho capito, anche senza avere letto Marilyn Yalom, il significato differente che anche in una scuola media della provincia di Varese assumono le tette a seconda di chi le porta e di chi le guarda. Anni dopo, guardando di nascosto i capezzoli di Elena Santarelli che si intravedevano dal vestito alla festa per il suo calendario di Max, mi sono reso conto che nessuno mi avrebbe tirato una sberla, anche perché tutti avrebbero voluto come me sbirciare dal vivo quella realtà stupenda e ormai molto più conclamata di quella di Lucia, la mia compagna delle medie. Ma non divaghiamo. Torniamo alla cultura. Nel Tartuffe di Molière il protagonista, alla vista di una dama con le tette di fuori, grida: “Ah! Mio Dio, vi prego / prima di parlare prendetemi questo fazzoletto / coprite quel seno; ch'io vedere non posso; / le anime vengono ferite da siffatti oggetti / e questa è la causa di colpevoli pensieri”. Tartufo era un bigotto, però, e forse proprio per questo, molto sensibile alla visione di ciò che a tutti piace. Dante ricorda che nella Firenze dei suoi tempi le tette venivano usate per distrarre i più libertini dalla sodomia, come per metonimia si intendeva allora l'omosessualità. Per evitare che gli uomini si distraessero tra loro, un decreto imponeva alle prostitute di esibire sui balconi dei postriboli le tette, così di fronte a tanta naturale bellezza nessuno avrebbe più seguito impervie vie d'appagamento sessuale in tempi non propriamente di vedute liberali come quelli del sommo poeta. Etimologicamente, in latino sinus non indicava i seni, ma lo spazio, la sinuosità in mezzo. Era il luogo dove si legava la veste e venivano conservati gli oggetti personali. Ricordo che anche mia nonna, molti secoli dopo, nascondeva i soldi della pensione in mezzo alle tette. Poi, dall'XI secolo in poi, sinus e poi seno hanno indicato tutta quanta la zona protagonista del sogno di cui parlavamo prima a proposito delle teorie psicanalitiche di B. Lewin. Comunque attraversare duemila anni di descrizioni di tette, tette sublimi, tette normali, tette sacre, tette volgari, tette dolcissime, tette peccaminose è un viaggio che vale la pena di fare. Con la prerogativa della poesia, prossima a quella dell'attesa o della negazione nel kamasutra, che è poi quella di “leggere e non vedere” al posto del “guardare e non toccare”. Anche se Proust, ma nessuno gli ha mai creduto, diceva: “Lascia le donne belle agli uomini senza fantasia”. Non l'ho mai capita, questa frase.

    E :sticazzi: , viva le tette, originali, rifatte, grosse, piccole, medie, pari, dispari, cadenti o dritte... :sìsì: :sbav:

    Chi ha le tette piu' belle secondo voi ?

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    Io dico lei :sìsì: image

     
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66 replies since 6/7/2006, 17:21   1624 views
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